Speleo Club Ribaldone - Genova

Gruppo speleologico fondato nel 1970

18/04/2015: Viganego,Under45,Strie

Sabato 18 Aprile 2015
Genova

Era una notte buia e tempestosa, la pioggia cadeva nei torrenti eccetto per quegli intervalli occasionali, quando violente folate di vento intercettavano le gocce, spazzando le strade, poiché è a Londra che s’ambienta questa storia..
Ah, no.. Aspetta.. Ricominciamo.

La birra.. sì.. Giusto. La birra: Una candida Chimay trappista, l’oro di malto dei monaci Belgi. Sono certa che tutti i romanzi migliori inizino citando dell’alcool, ma è con un’astinente che Rocca inizia questo.
Dicono che il disagio si nasconda nei dettagli (poiché il diavolo è un concetto ormai desueto), ed il nostro è bello potente: non so dove e non so quando firmai questo contratto, ma fu probabilmente a causa del mio non bere che le nostre strade deviarono dal pub alla grotta, e che il sincero interesse che mi aveva fatto arrivare al Ribaldone per fare della sana speleologia si convertiva nel miglior scoop del club stesso.

L’accordo fu preso ed il grande giorno, un’attesa alla volli, volli sempre e fortissimamente volli, arrivò. Ore 13.30 e sono “nel solito posto” ad aspettare lo stesso fuoristrada bianco che di consueto appartiene, nella mia immaginazione, a Paul Clifford, lo scheletrino Londinese dello specchietto retrovisore: Egli danza ipnotico assieme al motore, sfrecciando sull’Aurelia. Fa caldo nonostante il brutto tempo, quel grigio umido Bolognese che tanto ben descrive Enrico Brizzi. I finestrini sono tirati giù manco fossimo sulla 66 road, invece respiriamo il vecchio scarico di macchine in coda a Cornigliano. Mi fa strano sapere che la speleologia si fa (anche) a pochi kilometri dalla mia abitazione.
Partiamo con più ambizione che tempo, oltre quello che ci siamo già paurosamente ritagliati fra un impegno e l’altro con la promessa di fare molti sconti sul sonno, pur di non lasciarci indietro niente. Altro che piccioncini, noi ci vogliamo spaccare. Di grotte.
Ma indietro, invece, ci lasciamo più di una cosa: I caschetti.
E l’operazione si ripete daccapo.

Ritorniamo sulle stesse strade già percorse il giorno della mia prima grotta, il giorno delle prime righe della storia. L’entrata della Viganego è tosta da trovare, specialmente se ostinatamente ti trascini dietro una borsa che pesa la metà di te, ma vuoi comunque fingere di potertelo permettere. Se Rocca è per me il migliore degli insegnanti, non dovrei forse essere per lui la più brillante delle allieve? Chiamata veloce a papà Vernassa che ci indica come un asceta la direzione da percorrere. Qua e là crescono fiorellini di ciliegio, ma noi siamo duri e puri e non siamo venuti ad amoreggiare sotto la pioggia di petali come nelle canzoni rumene.
Mentre Rocca saltella qua e là ed io perdo i polmoni, prego intensamente che riesca a trovare l’ingresso di questa grotta, chiedendomi se la speleologia è fatta tutta così. Il desiderio viene esaudito, ma la sorprese non mancano.
Rocca tiene alla sua allieva e quindi decide che una grotta visitata centinaia di volte alla speraindio non può essere da me percorsa allo stesso modo. Così diligentemente si mette a piantar chiodi, sostenuto da molti santi che invoca in suo aiuto (poiché caso vuole che fossimo sprovvisti di trapano).

Tutto nasce con la proposta di una birra, o di un gelato, per astenenti.
Sono arrivata alla speleologia per il buio, il freddo e soprattutto il silenzio, e invece ci ho trovato il fiume di parole che non sapevo aver voglia di ascoltare.
Rocca si zittisce più volte scusandosi di doversi concentrare attentamente su ciò che sta facendo. Ed in questo caso non lo fa per zelo. Arriviamo sul fondo rinvenendo un reperto: un guanto rosso squarciato che probabilmente andava bene per lavare i piatti del pranzo domenicale.
La Viganego è il simbolo del Ribaldone, ma non mi è rimasta molto impressa, almeno non quanto l’Under 45, che visitammo subito dopo, come da programma, per spaccarci ammerda.

Innanzitutto, è una grotta simpatica, perché l’abbiamo trovata a dritta sicura. In secondo luogo era la prima volta che prendevo l’iniziativa di esplorare qualche zona autonomamente, e dentro quella grotta mi era venuto particolarmente spontaneo. Ma è difficile sentirsi insicuri con qualcuno del genere accanto.
Il momento più emozionante è comunque stato quello in cui siamo saliti in una stanzetta molto pittoresca. Ci abbiamo messo un po’ a disincastrarci, e vedere Rocca più in difficoltà di me è stato particolarmente divertente.
Inoltre sul fondo abbiamo fatto un’interessante scoperta: Sembrerebbe che la grotta possa essere ancora scavata.

Sono le 6 passate quanto usciamo, e ancora non vogliamo deciderci ad iniziare una serata non Speleo. Su whatsapp la gente è impazzita, tutti lo cercano, tutti lo vogliono, ma Rocca non c’è. Dov’è?

Strie, primo pozzetto. Un paio di dritte tecniche, ripassiamo qualche passaggio, giusto per dire “ei volevamo far tutto e tutto abbiamo fatto”. Intanto cala il buio.
Ora sono le otto passate, e dobbiamo ancora passare a casa a fare una doccia. Sarà la prima volta che ci vedremo fuori dall’ambito speleologico, e quasi mi fa strano. Difficile non mischiare questa relazione con faccende meramente personali. Il pubblico mi giustificherà per questo. Anzi, non era ciò che voleva sentire?

E poi, a conti fatti questo è solamente un quarto di quanto accaduto il Sabato 18 Aprile.
Tuttavia, il restante della serata, per fortuna, non siamo tenuti a raccontarlo.

Era una grotta buia e tempestosa.
Ma, ei, siamo noi i raggi di sole, no?
FrA

“E’ bene avere un fine verso il quale dirigersi; ma, dopo tutto, quello che conta è il cammino.”
-Ursula K. Le Guin


Partecipanti: FrA, Rocca


Commenti:

IccoMattanza
IccoMattanza
Fra hai spaziato :)

Rocca
Rocca
Bisogna piantare ancora un chiodo alla Viganego.
E si, il mio avatar è bellissimo

AlbertoRomairone
AlbertoRomairone
voi vi mangiate dei Pink Floyd o roba simile..



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